ENTROPIA

È alta la pressione interiore, il vetro si dilata, annuncia che il limite materiale giunge implacabile al punto di rottura. E accade che, in quell’istante del tempo e in un determinato punto di spazio, il contenuto esce dal contenitore. Qualcosa è cambiato! Parole allo stato gassoso che si disperdono nello spazio circostante e si miscelano ad altre sostanze, innumerevoli altre infinite realtà. L’identità prima celata è ora identità trasformata, aerea. Il messaggio è fuori dalla bottiglia, e lì non può tornare. Causa reazioni nell’ambiente circostante, modifica processi, si fa sentire.
Questo messaggio è frammento di identità, che ha viaggiato attraverso un grande mare, viaggiato fino a corrompersi per divenire energia consapevole e interagire con l’altro, e di nuovo con sé. Interiorità che si fa esterna, il dentro che muta e si disperde per ricongiungersi al fuori, bacino di provenienza dell’essere, culla di realtà mutevoli, multiformi, presenti.
Gian Luca La Rosa, artista materico, si espone. “Entropia” non è solo il titolo di una mostra, di un’esibizione. È il cammino energetico di un uomo alla ricerca della Verità che racconta attraverso il “pensiero che si fa materia”, un percorso di profonda ricerca interiore. Il segreto è capire che la Verità siamo noi e la nostra più intima natura, e per trovarla è necessario eliminare tutto ciò che non è vero e che oscura la visione di Chi Siamo Noi. Come l’Homo Faber, è necessario forgiarsi da soli, avendo libertà di scelta di evolversi verso l’alto o sprofondare verso il basso.
Giunto all’ingresso, il visitatore entra nella sala delle opere e osserva per la prima volta la produzione dell’artista, esposta, raccontata attraverso una luce fioca, tagliente. Perché questa scelta di matericità? Perché questi oggetti incastonati nella tela, che producono ombre variabili? Perché una musica diffusa, lontana, celata, rinchiusa, isolata?

Per comprendere questi significati è necessario compiere un viaggio e per farlo è indispensabile essere spiriti curiosi.
C’è un luogo, celato al di sotto, dove recarsi per entrare in sintonia con il pensiero dell’artista. Un luogo di riflessione in cui è contenuta l’essenza del costruttore stesso. Uno spazio, un’opera, un messaggio, che conduce il visitatore a guardare con occhi nuovi ciò che è già stato osservato.
Nel concetto e fenomeno dell’entropia, l’opera diventa strumento di consapevolezza per riportare l’ordine dal caos interiore. Senza ordine non c’è equilibrio e la verità è un processo di ricerca che necessita di strumenti precisi per riportare tutto nell’armonia dell’universo, dove l’infinito si perde nella stessa incapacità dell’uomo invece limitato e finito di capirlo e comprenderlo. L’opera d’arte, frutto di un processo di trasformazione, non aiuta a trovare risposte, ma a porsi le giuste domande. Per diventare sempre più coscienti, vivi, consapevoli e felici.
Il viaggio interiore è compiuto. Ora la produzione dell’artista è osservabile con occhi nuovi, riscoprendo la profondità di pensiero contenuta in opere composte della stessa materia di cui siam fatti. Opere esposte, opere materiche, che fuoriescono dalla tela e occupano spazio al di fuori della superficie. L’opera non è chiusa in se stessa, l’opera si espande fino a toccare altre superfici, modificandone la staticità attraverso una luce che produce ombre nello spazio circostante.